L'opera
L'ostinazione degli antenati
Fior di pesco carnico
Colui che ha conosciuto la spinta di cercare altrove un luogo dove realizzare la propria esistenza sa quanto è difficile, arduo e insidioso questo cammino. E sa che nella condivisione e nella comprensione da parte dei suoi simili dipenderà il successo o meno di tale percorso.
L'argentino di origine italiana Alfredo Pecile che ha conosciuto l'esperienza della migrazione ha scelto di rappresentare questa esperienza nell'opera dal titolo “L'ostinazione degli Antenati”.
Nella pietra ha scolpito l'immagine di due elefanti su di un'imbarcazione. Ed ecco la suggestione del continente africano, habitat naturale di questo straordinario animale: simbolo di potenza, longevità, memoria e fortuna ma anche di forti legami familiari. Nei suoi spostamenti procede in una sorta di cordata, che non lascia indietro alcun componente della comunità. L'animale al quale il grande Leonardo da Vinci nel suo“Bestiario” dedica un posto di primo piano attribuendogli saggezza e fortuna.
E dalla nativa Africa, affrontando il Mediterrano, Mare di Babele - così lo definisce l'artista – i due elefanti tentano di raggiungere nuovi lidi. L'elefante più grande è vigile e attento, sulle sue spalle il piccolo, curioso e ignaro. Il loro sguardo è in direzione opposte ma il pensiero è lo stesso: ce la faremo? "Siamo nani sulle spalle dei Giganti" scriveva Bernardo di Chartres, nel XII secolo così possiamo vedere più cose di loro e più lontano...“ Ed è sicuramente la conoscenza, la saggezza e l'esperienza di questi Giganti a guidarci. E a guidare il piccolo elefantino che si affida al padre, l'Antenato, ostinato e deciso a portare a termine il suo progetto.
Nelle linee marcate di questo lavoro di Pecile, nel disegno di segni dove la luce determina ombre e piani, si avverte tutto il movimento di una scultura di grande delicatezza ed intimità. Noi siamo spettatori di un viaggio e di un racconto che si svolge sotto ai nostri occhi e ci auguriamo abbia un epilogo felice. Per iniziare un altro capitolo.
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