E' d'effetto quello squarcio su una parete oltre la quale un "Albero" scomposto supplica il ritorno all'intero, un rifugio nel tutto di un valore da recuperare.
Così si presenta la natura per Espin Anadon, per il quale fette di pietra sbocconcellate da una mano sapiente non rotolano, non scivolano, non cadono, ma ridisegnano la forma di cui erano parte, prima che l'intervento di qualcuno osasse dissolverne la compattezza sacrale.
Da una finestra di piasentina la ferita sembra sanguinare forza: ed è quella forza naturale che la scultura punta a valorizzare.
Pepito Espin Anadon è di nazionalità francese, ma di origine spagnola.
Le sue esperienze di studio e lavoro sono molteplici e diverse tra loro, spicca però l'amore per l'arte e soprattutto per la scultura. Lavora principalmente la pietra, il marmo, il granito, ma conosce bene anche altri materiali ed anzi spesso li fonde in una stessa opera.
La sua esperienza espositiva lo vede protagonista fin dal '86 in molte città europee ed ha finora partecipato a numerosi Simposi internazionali, conquistando spesso il 1° premio.