Maša Paunović è nata a Belgrado, in Serbia, e attualmente vive e lavora a Carrara. Dopo essersi diplomata al Fifth Gymnasium e al Liceo musicale “Stankovic” di Belgrado nel 2000, si è laureata in Scultura alla Facoltà di Belle Arti di Belgrado nel 2005. Ha continuato la sua formazione con studi post-laurea, vincendo la borsa di studio Miloš Klupač assegnata alla Summer Academy di Salisburgo nel 2006. Nel 2012 si è specializzata nella lavorazione artistica del metallo presso il Centro Tam in Italia e presso lo studio di Arnaldo Pomodoro a Milano. Nel 2014 ha conseguito il titolo professionale di conservatore e restauratore presso il Museo Nazionale di Belgrado ed è coinvolta in molti progetti di restauro in Serbia. Dal 2002 espone con successo in numerose mostre collettive e personali ed è invitata a partecipare anche a molti Simposi in tutto il mondo dal 2006.
E' possibile trasferire in una scultura in pietra la vibrazione di un sentimento, di un emozione? E' possibile comunicare e trasmettere il senso di paura, angoscia, disagio o frustrazione con un'opera o nella tridimensione, per di più in pietra? E' la sfida che si e'posta la scultrice Maša Paunović di Belgrado con questo lavoro in pietra Aurisina dal titolo "Nelle fauci delle emozioni".
Emozioni che Maša immagina in queste forme verticali, che vibrando tendono verso l'alto, occupando senza esitazione lo spazio. Fiamme oppure selva di selva dei pensieri e tormenti dove tra ciascuna curva, ciascuna rientranza si insinuano le nostre emozioni.
Quel senso di paura e di incertezza, e non di meno di frustrazione e di impotenza generato dal difficile momento in cui stiamo vivendo “Desilo se je Covid” mi ha detto Masha qualche giorno fa che tradotto sarebbe “Ci è capitato il Covid” che ci ha spinto nelle sue fauci in grado di stritolarci, tra paura e angoscia.
E nelle fauci di Maša intravedo un' altra immagine di questo profondo sentimento umano che è la paura: quella del celebre “'Urlo” di Edvard Munch dove le mani della figura dipinta richiamano le forme dell'opera in questione.
Urlare per reagire alla paura e trasformarla in qualcosa di positivo - come dice il filosofo Umberto Galimberti – qualcosa che ci fa essere cauti per quell'innato istinto di protezione. Che ancora una volta ci salverà e ci farà uscire dall'inferno delle fauci e riprenderci la vita, quella bella.